"La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare."
Jiddu Krishnamurti
Samuel Hahnemann (1755-1843)
“Scopo principale ed unico del medico è di render sani i malati ossia, come si dice, di guarirli. La guarigione ideale è la restaurazione rapida, dolce, duratura della salute ossia la rimozione del male nella sua totalità nel modo più rapido, più sicuro ed innocuo, e per ragioni evidenti.” Paragrafo 1 e 2 dell’Organon scritto da Samuel Hahnemann nel 1842
Alcuni accenni storici
L’omeopatia è nata da Samuel Hahnemann, un medico geniale vissuto dal 1755 al 1843. Nell’arco di una vita egli ha creato una metodologia medica completa, basata su due principi universali: la legge di similitudine, similia similibus curentur (cioè il simile cura il simile); e quella della dinamizzazione, che permette di liberare l’energia vitale intrinseca ad ogni elemento tramite diluizione e succussione.
Dopo 10 anni di pratica nel suo studio a Dessau, Hahnemann, profondamente deluso dalla medicina della sua epoca, decide di chiuderlo. Dichiarò allora ai suoi pazienti che non era in grado di curarli e che stava solo rubando i loro soldi. Grazie alla sua enorme conoscenza linguistica (conosceva una decina di lingue), gli fu possibile mantenere la sua famiglia traducendo libri di medicina. Fu proprio lavorando alla traduzione della Materia medica dello scozzese William Cullen che s'imbatté nella prima legge dell'omeopatia: l'estratto della corteccia della China, la Cinchona, creava gli stessi sintomi della malaria sugli operai impiegati alla lavorazione della corteccia. Cullen assunse per quattro giorni la China, 2 volte al dì ed ebbe tutti i sintomi delle febbri malariche. Questi sintomi si ripetevano tutte le volte che assumeva una dose.
William Cullen (1710-1790)
Il fenomeno colpì profondamente Hahnemann e siccome le implicazioni non erano ancora chiare, decise di sperimentare anche lui la sostanza: assunse per cinque giorni due grammi di China due volte al giorno, annotando precisamente tutti i sintomi che insorgevano conseguentemente. Lui stesso potè confermare l'insorgenza di febbri intermittenti, che si presentavano sempre alla medesima ora. Hahnemann poté così sperimentare su sé stesso che la China, usata per curare le febbri intermittenti (quindi anche la malaria), produceva su persone sane gli stessi sintomi. La sua intuizione gli suggeriva che dietro a questo fenomeno si celava una legge universale: egli sperimentò diverse sostanze, sia su sé stesso che sui suoi figli ed allievi, annotando sistematicamente l'insorgenza dei vari sintomi.
La legge era confermata: le sostanze provocavano gli stessi sintomi che potevano curare!
Hahnemann aveva scoperto una delle leggi più importanti nella storia della medicina e la espresse con la frase latina Similia similibus curentur, ovvero il simile cura il simile. Questo significa che ogni sostanza medicinale provoca nell'uomo sano quei sintomi che può curare nel malato. Quando una sostanza viene applicata con la legge della similitudine viene chiama omeopatica (dal greco omoios, simile, è pathos, malattia).
Bisogna comunque specificare che Hahnemann non è stato il primo a formulare questa teoria. Già il padre della medicina, il greco Ippocrate (450-400 a.C.) insegnava che ci sono due strade per curare gli ammalati: la prima consiste nel curare i sintomi con il loro contrario (contraria contraribus curentur), la seconda nel curare i sintomi con il loro simile (similia similibus curentur).
Ippocrate di Cos (450-400 a.C.)
Il principio di similitudine venne poi ripreso anche da Paracelso (1493-1541), che formulò la legge di segnatura.
Paracelso (1493-1541)
Anche l'erborista-astrologo Nicholas Culpeper distingueva la cura per simpatia e antipatia, specificando che la vera guarigione avviene tramite il primo principio, cioè di simpatia, che corrisponde a quello di similitudine dell'omeopatia.
Nicholas Culpeper (1616-1654)
La genialità di Hahnemann fu quella di capire l'importanza universale della legge di similitudine e comprendere che essa era di gran lunga superiore a quella dei contrari (che a sua volta diede nascita alla medicina allopatica, dal greco allos, cioè contrari). La legge di similitudine è infatti la stessa legge che sostiene l'universo, quella forza che per risonanza attrae gli atomi e le molecole. Come la corda di uno strumento musicale inizia a risuonare quando il diapason corrispondente emette la sua nota, così fa il rimedio omeopatico. Questo, seguendo la legge di similitudine, riesce a far risuonare quella parte malata del paziente che ha la stessa lunghezza d'onda del farmaco, smuovendola dalla propria cristallizzazione patologica ed innescando un processo terapeutico. Possiamo paragonare questa legge al concetto di empatia e compassione nella cultura buddista e a quello dell'amore nel cristianesimo.
Una volta scoperta la legge di similitudine, Hahnemann si confrontò con il problema degli effetti tossici contenuti nei veleni utilizzati. Fu così che cominciò a diluire sempre di più le sostanze e con sua grande sopresa osservò che la potenza curativa invece di diminuire, aumentava. Questo fenomeno è descritto in farmacologia come la legge di Arndt-Schulz: “dosi piccole sono stimolanti, dosi medie sono indifferenti, dosi grandi bloccano, paralizzano od uccidono”.
Il geniale medico germanico in seguito fece una terza scoperta: la sola diluzione non era sufficiente, ma la diluizione unita alla succussione conferiva a sostanze inerti poteri terapeutici, liberando ed evidenzandone i poteri latenti. La combinazione della diluzione e della succussione venne chiamata dinamizzazione (dal greco forza o potenza) o anche potenza omeopatica.
Hahnemann ebbe quindi l'eccezionale idea di diluire la sostanza per diminuire la sua componente tossica e contemporaneamente di dinamizzarla, in maniera da potenziarne l'effetto farmacologico. Ancora una volta questa non era un'idea nuova nella storia della medicina. Già Paracelso riconosceva l'obiettivo della medicina nel porsi in maniera meno invasivo possibile rispetto al paziente, somministrando a quest'ultimo dosi farmacologiche minimali. Ma ancora una volta il grande merito dell'inventore dell'omepatia era quello di trasformare in maniera sistematica questa legge.
Queste scoperte portarono Hahnemann ad una nuova comprensione dell'essere umano, della vita e della malattia. Consapevole del fatto che i rimedi omeopatici non contenevano più sostanza, ma che malgrado ciò erano incredibilmene efficaci, capì che l'essere umano era costituito non solo da un corpo fisico, ma bensì anche da un'energia vitale. Comprendendo che senza di essa non c'è vita, arrivò a formulare che ogni malattia era in realtà un'alterazione dell'energia vitale. Questa sua conclusione è perfettamente in armonia con i fondamenti di altre medicine, come quella ayurvedica (indiana) e quella cinese. Queste culture riconoscono infatti anche l'esistenza di un corpo eterico, costituito da chakra, nadi e meridiani. Queste strutture di energia sottile hanno come funzione quella di apportare energia vitale, detta prana, agli organi fisici. Se una di queste strutture si contrae, l'organo corrispondente si ammala. Anche nella medicina occidentale era già presente questo concetto: Ippocrate parlava di vis medicatrix naturae, cioè di quella forza vitale curatrice presente in natura, che non è altro che l'energia vitale pranica che permea ogni essere vivente.
Hahnemann di conseguenza arrivò a formulare la teoria dei miasmi, come forme di alterazioni fondamentali dell'energia vitale, in grado di spiegare la natura delle malattie croniche e di consenguenza anche di quelle acute.
Il farmaco omeopatico non fa quindi niente d'altro che andare a sbloccare quest'alterazione energetica, grazie alla legge di risonanza, che in omeopatia viene definita legge di similitudine. Ciò permette di innescare un vero processo di guarigione, andando a curare le cause che hanno portato al disequilibrio e quindi alla patologia.
La medicina ufficiale, limitandosi al piano fisico, descrive solamente gli effetti terminali della malattia, proprio come in un cinematografo il film viene proiettato sullo schermo. In realtà, l'immagine che vediamo, parte da una pellicola ed un proiettore. Intervenendo solo sul telo dello schermo, la medicina ufficiale non modifica un eventuale difetto della pellicola, ma solo il suo effetto. Si può quindi dedurre che la medicina ufficiale si basa sulla soppressione dei sintomi manifesti in un individuo malato, mentre l’omeopatia guarisce quest’ultimo dall’interno (pellicola e proiettore nell'esempio citato), ristabilendo l’armonia nel suo sistema energetico e di conseguenza a livello psico-fisico.
Ulteriori sviluppi
Hahnemann ha creato un metodo terapeutico compiuto, con delle leggi precise, quelle della similitudine e della dinamizzazione, che non cambieranno nel tempo. La sua omeopatia è un edificio completo di straordinaria operatività. Questo però non significa che non ci sia ricerca nella pratica omeopatica, anzi, il contrario. Hahnemann, dopo aver scoperto le due leggi citate, si è inoltrato nella comprensione delle malattie croniche e dei miasmi, che ha meglio definito con quale principio applicare i rimedi omeopatici. Inoltre ha fatto infinite esperienze su tutte le possibilità di dinamizzare le sostanze. Infatti oltre che alle potenze C, ha anche creato le potenze Q (vedi Organon 6° edizione). In seguito a ciò ha sperimentato in maniera sistematica con che frequenza ripetere le somministrazioni. Hahnemann condensò i risultati delle sue ricerche nei seguenti testi fondamentali: Organon o Arte del guarire, Trattato delle malattie croniche e Materia medica pura.
Il suo operato è stato tramandato dai suoi allievi e discendenti.
James Tyler Kent (1849-1916)
J.T. Kent, eminente medico omeopatico americano, sviluppò ulteriormente le potenze C, oltrepassando la 30° dinamizzazione, e creò la cosiddetta scala di Kent, che comprende principalmente le potenze 30, 200, M, XM, CM e MM. Egli definì i tempi d'azione delle singole potenze e creò dei criteri per valutare la correttezza della prescrizione (cfr. Lezioni di filosofia omeopatica).
A Kent si deve inoltre la creazione di un repertorio estremamente strutturato ed ampio. In passato, già Hahnemann ed il suo allievo Bönninghausen, come anche G. Jahr ed Hehring, avevano creato dei prototipi di repertori; tuttavia, ciò che fece Kent era senza precedenti. Il suo repertorio costituisce la base dell'omeopatia moderna e permette di trovare immediatamente i rimedi corrispondenti ad ogni sintomo.
Nel corso degli anni, i più grandi omeopati si sono impegnati a testare continuamente nuove sostanze di origine naturale ed hanno così contribuito notevolmente all'ampilamente della materia medica omeopatica, che raggiunge ora circa 3'000 rimedi. Al riguardo bisogna ricordare Constantin Hering, che introdusse importanti rimedi, per esempio la classe dei veleni di serpenti (lachesis ne è il più importante) e i nosodi.
Costantin Hering (1800-1880)
Come esposto in seguito, egli definì tre leggi, che permettono di valutare l'effetto dei rimedi e il decorso terapeutico. Inoltre egli creò il metodo del singolo bicchiere, le potenze D e testò nuove sostanze chimiche (ad esempio glonoinum).
La ricerca di nuovi rimedi omeopatici è praticamente infinita, ma è comunque interessante osservare che i rimedi costituzionali principali sono correlati ad elementi già valorizzati dalla tradizione alchemica. Si pensi allo zolfo (sulphur), al sale da cucina (natrum muriaticum) e al mercurio (mercurius solubilis).
Come pilastri fondamentali dell'omeopatia moderna non si possono non citare P. Schmidt e J. Künzli.
Pierre Schmidt (1894-1987)
Tramite Hahnemann, Hering, Kent ed altri ancora avenne una pura trasmissione della conoscenza omeopatica. Con la morte di Kent questa linea rischiava di andare persa, ma grazie a P. Schmidt essa venne preservata e la continuità dell'insegnamento ristabilita. Recatosi a Londra, egli raccolse dapprima l'insegnamento di J. H. Clarke e John Weir e succesivamente quello degli allievi di Kent (Austin e Gladwin), negli Stati Uniti. Ritornato in seguito a Ginevra egli aprì il suo studio ed insegnò a medici di tutta Europa.
P. Schmidt
pubblicò diversi scritti, contribuì all'edizione del repertorio generale finale di Kent, tradusse in francese l'Organon di Hahnemann e fondò, insieme ad altri medici, la Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis (Liga o LMHI). Egli aveva una mente universale e s'interessava di varie discipline: grafologia, iridologia, chirologia, numerologia; nutriva una passione per l'India e la sua spiritualità; era un grande viaggiatore e amante dell'arte.
Jost Künzli (1915-1992)
Jost Künzli fù allievo di Pierre Schmidt nel 1946 e permise di rivitalizzare l'omeopatia nelle aree germanofone dopo la seconda guerra mondiale. Egli ridiede purezza alla pratica omeopatica, divulgò il Repertorio generale di Kent, con l'aggiunta dei suoi punti nelle rubriche di valore. Inoltre diffuse il questionario di Kent e tradusse in tedesco la versione francese di P. Schmidt della filosofia omeopatica di Kent.
Siccome la sesta edizione dell'Organon di Hahnemann (ultima edizione) venne pubblicata solo 80 anni dopo la sua morte, Kent non conobbe mai la scoperta di Hahnemann delle potenze Q. Fu grazie a P. Schmidt e J. Künzli che esse vennero reintrodotte nella pratica omeopatica. Insieme produssero una serie di medicamenti in potenza Q e insegnarono ai loro allievi come usarle, in accordo alle indicazioni presenti nell'Organon.
Ulteriori sviluppi negli ultimi anni hanno avuto a che fare soprattutto con la comprensione psichica dei rimedi e della malattia. In un certo senso i frutti della psichiatria moderna sono stati integrati nella pratica omeopatica. Vari autori (Candegabe, Sankaran e altri) hanno messo in evidenza i meccanismi conflittuali principali di ogni rimedio, dando un ulteriore, importante aiuto nella somministrazione omeopatica. Infatti questa nuova comprensione ha permesso di accedere direttamente allo stato mentale, elemento che permette di completare la visione dei sintomi psichici e fisici.
Oggigiorno l'omeopatia continua a svilupparsi e tanto ancora c'è da scoprire. Nuove idee vengono integrate con grandi vantaggi, ma con il pericolo di perdere di vista i fondamenti. E' responsabilità dei medici omeopatici contemporanei garantire un ponte tra l'omeopatia classica unicista e i suoi nuovi sviluppi.
L'omeopatia a livello pratico
Qualsiasi sistema (biologico o non) si basa fondamentalmente sull’energia e sull’informazione. Ci si può ammalare sia per mancanza d’energia che per delle informazioni errate instauratesi nell’organismo (questa di ben lunga è la causa più frequente). Confrontata ad altre metodologie mediche, l’omeopatia ha la straordinaria capacità di modificare le informazioni non corrette. Ciò avviene per mezzo della somministrazione di un farmaco omeopatico corrispondente alle caratteristiche del paziente (chiamato Simillimum), dinamizzato in base alla condizione energetica dello stesso. Per fare questo il medico omeopatico si basa principalmente sull’anamnesi e sull’osservazione dei sintomi fisici (visita medica, analisi di laboratorio, ecc.). L’attenzione del terapeuta si rivolge a tutte quelle peculiarità che distinguono ogni individuo da un altro, i cosiddetti sintomi caratteristici. Perché possa avvenire questa accurata conoscenza del paziente, è fondamentale un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca.
In omeopatia si distinguono il trattamento delle malattie croniche e quello delle malattie acute. La cura delle prime, attraverso il cosiddetto rimedio costituzionale, è certamente il lavoro più importante. Mediante la sua somministrazione, che avviene circa ogni 40 giorni, non vengono curati solamente i sintomi cronici, ma viene svolta anche un’importante azione preventiva, sia a livello acuto che cronico. Prima di ripetere la somministrazione del rimedio si osserva l’evoluzione dei sintomi (resoconto), al fine di determinare se l’azione del medicamento avviene in maniera corretta. E’ di fondamentale importanza assumere in maniera regolare il farmaco fino al raggiungimento di una guarigione completa e stabile. In funzione della profondità dei disturbi la cura può avere una durata variabile: ogni processo inerente le dinamiche vitali richiede tempo e quindi pazienza. La guarigione avviene inizialmente negli strati più profondi dell’essere umano fino a raggiungere i livelli più superficiali (1° legge di Hering). Ad esempio un malato d’asma bronchiale con affezioni eczematose avrà inizialmente giovamento nella respirazione e solo in un secondo tempo a livello della pelle. La guarigione ha quindi una sua logica ben precisa. Per questo motivo già nei primi giorni dalla somministrazione del rimedio, l’individuo può subito percepire un benessere generale. Inoltre la guarigione avviene secondo altri due principi: dall’alto verso il basso (2° legge di Hering) e in senso cronologico inverso (3° legge di Hering). Di conseguenza una poliartrite inizierà a guarire prima nelle articolazioni superiori e poi in quelle inferiori. Per quel che riguarda il senso cronologico inverso, i sintomi più recenti sono i primi a guarire, mentre quelli antichi sono gli ultimi.
Talvolta, prima della guarigione, si può verificare la momentanea ricomparsa di vecchi sintomi del passato. Inoltre nelle prime due settimane dopo la somministrazione del rimedio si osserva, nel 30% dei casi, un lieve peggioramento di alcuni sintomi.
Durante il trattamento omeopatico i disturbi acuti di una certa gravità si faranno sempre più rari.
Quando subentra uno stato acuto, avverrà la somministrazione di un rimedio ad effetto immediato, specifico per quest’ultimo.
In realtà l’omeopatia non tratta direttamente la malattia, ma guarisce l’essere umano. Solo un individuo integro nella sua unità psico-fisica potrà far fronte ai diversi agenti patogeni che si possono manifestare lungo lo straordinario viaggio della sua esistenza.
Esperienza, ricerca e pratica personale
Ho avuto la grande fortuna di seguire l'ultimo semestre d'insegnamento del Dr. J. Künzli a Zurigo. In seguito ho seguito gli eccellenti corsi dei suoi allievi, tra cui Dr. Hée, Dr. Righetti e Dr. Spinedi. Nel 1999 ho aperto lo studio presso il reparto di omeopatia oncologica del Dr. Spinedi, ad Orselina, dove ho lavorato fino al 2009. In questi 10 anni ho raccolto molta esperienza nella cura omeopatica del cancro (e altre malattie importanti, come per esempio la sclerosi multipla). Negli ultimi anni presso la clinica del Dr. Spinedi ha lavorato come supervisore per la sezione italiana.
Grazie al Dr. Spinedi, nel lavoro clinico oncologico, abbiamo potuto sperimentare in maniera approfondita l'effetto delle potenze Q, che, come detto in precedenza, sono una delle ultime scoperte di Hahnemann e riprese e diffuse da Pierre Schmidt e Jost Künzli in seguito. Le potenze Q si prestano molto bene per la cura di malattie gravi, in quanto non creano peggioramenti iniziali, sono facilmente adattabili nel dosaggio, permettono un cambio rapido della sostanza e convivono meglio con eventuali cure allopatiche. Questa è stato senza dubbio un risultato di grande valore presso la clinica.
Questi anni di pratica terapeutica mi hanno permesso di confrontarmi costantemente con la ricerca delle cause della malattia e la loro soluzione. La sofferenza vissuta dal paziente spinge continuamente ad andare oltre le conoscenze accademiche. La dottrina allopatica universitaria descrive solo gli effetti delle cause e di conseguenza le sue cure sono puramente palliative. L'insegnamento omeopatico ha apportato una rivoluzione fondamentale, aprendo un varco terapeutico straordinario. Integrando la medicina psicoenergetica e l'astrologia medica mi è stato possibile comprendere che le malattie, tramite i loro sintomi, sono un linguaggio pefetto della nostra psiche. Ogni sintomo rivela un conflitto interiore non risolto e/o non riconosciuto. Mi è quindi divenuto chiaro che la vera guarigione deve permettere di raggiungere le profondità dell'essere, dove queste dimensioni psichiche possono essere risolte. Questa comprensione mi ha dato l'opportunità di scoprire nuove leggi con cui applicare le cure omeopatiche, rispettando sempre le basi dell'omeopatia classica unicista, ma integrando tecniche che le permettono di essere più efficaci. Da quando lavoro in questa maniera l'effetto terapeutico è molto più rapido, completo e profondo.
Oltre a tutte le patologie curabili, di cui potete vedere degli esempi nel capitolo "casi clinici", l'omeopatia è straordinaria per il fatto che quando si cura un sintomo, non si cura solo quel particolare, ma si armonizza tutto l'organismo, aumentando il benessere generale e di conseguenza ottenendo un'azione preventiva considerevole. La prevenzione è una componente fondamentale della cura omeopatica. In questi anni ho potutto constatare che l'insorgenza delle malattie acute e croniche nell'ambito della cura omeopatica era molto, ma molto minore del solito. Per esempio un bambino che viene in cura per otiti recidivanti, dopo un po' di tempo queste infezioni non recidivano più. Come altro esempio, praticamente tutti i bambini in cura omeopatica non hanno mai dovuto prendere un antibiotico. Un'altra constatazione che mi ha impressionato è stata quella che tra i pazienti che si curano regolarmente, non ne ho ancora avuto uno che si è ammalato di cancro. Visto purtroppo l'importante aumento dell'incidenza di questa malattia negli ultimi decenni, questo è un risultato statisco considerevole.
Dr. Luc Montagnier (premio Nobel della medicina) dimostra la validità del principio scientifico omeopatico
Luc Montagnier, premio Nobel della medicina nel 2008, pubblica nel 2009 un articolo sulla prestigiosa rivista di fisica (Journal of Physic) con il nome DNA, waves and water:
Nell'articolo Montagnier spiega la sua scoperta dove alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi «memoria» delle caratteristiche del DNA stesso. Questo spiega in maniera piuttosto evidente la base scientifica dell'omeopatia, dove tramite diluzione e succussione, si riesce a potenziare l'informazione della sostanza terapeutica, lasciando traccia di questa unità di energia-informazione nell'acqua. Il nesso tra la ricerca di Montagnier e l'omeopatia è tanto evidente, che il Nobel stesso lo ha dichiarato pubblicamente:
Il 24 dicembre 2010 il premio Nobel viene intervistato da Science dove ribadisce la sua scoperta e la conseguente dimostrazione scientifica della veridicità delle potenze omeopatiche:
Nell'articolo Montagnier spiega anche che ha dovuto trasferire il suo centro di ricerca in Cina, in quanto il terrorismo intelletuale e scientifico che regna in Francia ed Europa, non permette la ricerca in questo campo. Se un premio Nobel deve fuggire dall'Europa per fare ricerca, ci possiamo rendere conto in che stato si trova la comunità scientifica moderna occidentale. Possiamo tranquillamente dichiarare che la scienza e la ricerca della verità è morta da vari decenni. La causa? Gli interessi stratosferici, miliardari delle industrie, in particolar modo quelle farmaceutiche. Sono loro che decidono ciò che è scientifico e ciò che è vero. Sono loro che decidono se un articolo può essere pubblicato sulle riviste scientifiche principali di riferimento. Ormai il ritornello vecchio di millenni si ripete: la moneta ha una priorità e un valore nettamente superiore alla Verità.
Lo studio scientifico di Montagnier sarà l'ennesimo studio dove si dimostra la veridicità del metodo omeopatico e che malgrado ciò verrà vergognosamente cestinato. Un ulteriore crimine protratto della mafia industriale cammuffata da camice bianco. Ma il lato grottesco di questo evento, è che questa volta ad essere cestinato non è soltato uno studio scientifico, bensì anche un premio Nobel della medicina.
Per approfondire l'argomento riporto alcuni altri link: